Al via il Supporto per la Formazione e il Lavoro (Sfl)
Dal 1° settembre 2023 è partito il Supporto per la Formazione e il lavoro (Sfl), introdotto dall’articolo 12 del Decreto Lavoro convertito in legge pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n.153 del 03.07.2023 ( in vigore dal 4 Luglio 2023), ed è disciplinato dal Decreto 8 Agosto 2023 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n 198 del 25.08. 2023 n. 77. Infine con la Circolare INPS 29 agosto 2023, n77 l’Istituto ha chiarito nel dettaglio come funziona, come si presenta domanda e quali sono le attività remunerate previste per i beneficiari.
Il Sfl è uno strumento di sostegno introdotto dal governo Meloni in sostituzione del Reddito di cittadinanza, che per coloro che sono considerati attivabili al lavoro, nella fascia d’età tra i 18 e i 59 anni è stato interrotto dallo scorso 1° agosto. Precisamente il Sfl consiste in una misura di attivazione al lavoro, e punta a favorire l’ingresso degli occupabili nel mondo del lavoro, e che progressivamente sostituirà il vecchio sussidio, insieme all’Assegno di Inclusione, destinato invece alle famiglie in cui c’è almeno un minorenne, un over 60 o una persona con disabilità. Le domande per ottenere l’aiuto in esame vanno presentate direttamente sul sito dell’Inps o tramite i patronati. (Dall’1 gennaio 2024 si potrà fare domanda anche attraverso i Caf).
Per una più completa descrizione dei requisiti e della modalità di invio della domanda si rinvia, oltre a quanto si accennerà più avanti, agli allegati.
Il Supporto per la Formazione e il Lavoro, misura di attivazione al lavoro pensata per chi esce dal Reddito di cittadinanza, prevede la partecipazione dei beneficiari a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive del lavoro, come specificato sul sito del ministero. Nei percorsi che bisogna seguire per beneficiare del sussidio rientrano sia il servizio civile universale sia progetti utili alla collettività. Solo se si seguono i percorsi descritti si ha diritto ad una indennità di partecipazione pari ad un importo mensile di 350 euro. Tale importo è assicurato per tutta la durata della misura, entro un limite massimo di dodici mensilità e viene erogato mensilmente dall’Inps.
A chi spettano i 350 euro
I 350 euro spettano ai singoli componenti dei nuclei familiari, di età compresa tra 18 e 59 anni, con un valore dell’Isee familiare non superiore a 6mila euro e che non hanno i requisiti per accedere all’Assegno di inclusione (nei nuclei familiari non devono esserci quindi minori, disabili o over 60). La misura può essere richiesta anche dai componenti dei nuclei che percepiscono l’Assegno di inclusione che decidono di partecipare ai percorsi, pur non essendo sottoposti agli obblighi previsti, purché non siano calcolati nella scala di equivalenza. Nella richiesta, il potenziale beneficiario è tenuto a dimostrare l’iscrizione ai percorsi di istruzione degli adulti di primo livello, o comunque funzionali all’adempimento dell’obbligo di istruzione.
Domanda sulla piattaforma SIILS ( Sistema Informativo I di inclusione sociale e Lavorativo).
Dal 1° Settembre2023 è operativa anche la nuova piattaforma SIISL, ( Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa) sviluppata dall’Inps. Istituita dal Ministero del Lavoro, servirà ad attivare percorsi di ricerca del lavoro e rafforzamento delle competenze. Il percorso di attivazione viene attuato, appunto, attraverso la piattaforma a cui si con lo Spid o la Cie.
Nella richiesta, che viene accolta dall’Inps, il primo passo è la compilazione della Did, Dichiarazione di Immediata Disponibilità al Lavoro; quindi bisogna autorizzare espressamente la trasmissione dei dati relativi alla richiesta ai centri per l’impiego, alle agenzie per il lavoro e agli enti autorizzati all’attività di intermediazione nonché ai soggetti accreditati ai servizi per il lavoro; infine occorre dimostrare l’iscrizione ai percorsi di istruzione degli adulti di primo livello o comunque funzionali all’adempimento dell’obbligo di istruzione. Dopo le verifiche e il conseguente accoglimento della richiesta, l’Inps informa il richiedente che, ai fini della attuazione della misura, ove non abbia già provveduto, deve accedere al SIISL, al fine di sottoscrivere il Patto di attivazione digitale.
Con quest’ultima essenziale sottoscrizione, il beneficiario fornisce le informazioni essenziali per la presa in carico e individua, ai fini dell’attivazione al lavoro e della successiva sottoscrizione del Patto di servizio personalizzato, almeno tre agenzie per il lavoro o enti autorizzati all’attività di intermediazione. Nel patto di attivazione digitale il beneficiario si impegna inoltre a presentarsi alla convocazione del servizio per il lavoro competente per la stipula del Patto di servizio personalizzato.
Con l’avvio di una qualsiasi delle politiche attive, inclusi formazione, tirocini, progetti utili alla collettività o altro, ha anche inizio l’erogazione del beneficio mensile di 350 euro, erogato tramite bonifico mensile da parte dell’Inps, per la durata del corso o dell’attività, per un massimo di 12 mesi (non può essere poi rinnovato). Se il beneficiario interrompe il percorso, se salta un’attività o si rifiuta un’offerta di lavoro si perde il beneficio.
L’interessato deve aderire alle misure di formazione e di attivazione indicate nel Patto di servizio personalizzato, deve darne conferma almeno ogni tre mesi ai servizi competenti, anche in via telematica, pena la sospensione del beneficio. I soggetti compresi tra i 18 e i 29 anni che non abbiano adempiuto all’obbligo scolastico sono tenuti all’iscrizione e alla frequenza di percorsi di istruzione per adulti. La mancata iscrizione a percorsi di istruzione degli adulti di primo livello, o comunque funzionali all’adempimento dell’obbligo di istruzione, comporta la non erogazione del beneficio.
Luci ed ombre.
IL Supporto per la formazione e il lavoro ha senza dubbio di positivo il fatto che si si rivolga al singolo individuo, mentre la misura che lo ha preceduto, ovvero il Rdc aveva al centro del suo intervento “ il nucleo familiare”. il supporto economico è una sorta di rimborso poiché l’indennità economica è prevista esclusivamente nel caso il beneficiario svolga attività di politica attiva del lavoro. In precedenza, con il Rdc, bastava la semplice presa in carico che spesso non era accompagnata da altre misure, mentre con il Sfl le attività effettivamente svolte dovranno essere rendicontate dall’operatore (agenzie per il lavoro o ente formativo) che ha preso in carico il soggetto e solo a quel punto l’Inps procederà alla liquidazione.
Un altro aspetto, che a primo acchito appare positivo, riguarda la piattaforma SIISL (Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa) realizzata dall’ Inps. La delega del Ministero del Lavoro all’istituto di Previdenza per la realizzazione e gestione della piattaforma semplifica l’annoso tema dell’interoperabilità dei dati, in quanto l’Inps è detentrice di quasi tutte le fonti amministrative più rilevanti per le politiche attive del lavoro e pertanto potrebbe essere in grado di disporre uno strumento idoneo alle finalità della misura. Tuttavia, proprio la piattaforma SIISL è stata presentata dal governo come un motore di ricerca del lavoro on line più che un gestionale delle politiche attive. Si rischia di generare false aspettative. D’altronde il tema delle piattaforme di incontro tra domanda e offerta di lavoro non è certo una novità in Italia . In passato Borsa lavoro, Click-lavoro sono stati tutti tentativi di realizzare jobsites pubblici e hanno per lo più fallito nel loro intento.
Tra gli aspetti forse positivi di una piattaforma pubblica rispetto ad altri portali, come ad esempio Linkedin, potrebbe esservi quello di agevolare gratuitamente l’incontro tra disoccupati e micro-imprese, le quali effettivamente non utilizzano le grandi piattaforme per reclutare personale, ma prediligono altri canali, spesso per negoziare un contratto di lavoro più o meno regolare, cosa che non potrebbe avvenire se l’annuncio fosse pubblicato on line. Il sistema dovrebbe finalmente riuscire ad attivare effettivamente la rete di comunicazione tra i servizi per il lavoro, pubblici e privati. Già 20 anni fa era stato ipotizzato ciò nella Legge Biagi, e proprio questo aspetto ancora oggi è incompiuto. Fare rete è fondamentale. Centri per l’impiego ed agenzie per il lavoro si sono mossi su percorsi paralleli e quasi mai dialoganti. Con la nuova piattaforma ci si augura che la situazione migliori.
Il vero problema è che realizzare una politica attiva dedicata alle micro-imprese è un’attività complessa che richiede selezione dei candidati e accompagnamento al lavoro ed atre fasi esperibili con un grande dispiego di energie. Attività che l’attore privato all’interno della misura Sfl non è in grado di realizzare. In Francia esiste una piattaforma del genere, ma è accompagnata da un numero molto elevato di dipendenti pubblici (almeno cinquemila), che gestiscono e permettono di erogare servizi di selezione e intermediazioni a tutte le imprese francesi. La nostra macchina amministrativa sarà in grado di dare risposte efficienti adeguate in tempi ragionevoli? Inoltre, proporre alle micro-imprese esclusivamente soggetti svantaggiati rischia di creare un danno reputazionale all’agenzia per il lavoro operante nel mercato dell’intermediazione, né si può escludere che i fabbisogni occupazionali raccolti possano non corrispondere ai profili dei soggetti iscritti alla gestione Supporto per la formazione e il lavoro.
Alla luce di quanto descritto, la nuova piattaforma, quindi, ha già raccolto critiche da più parti. Pe molti, la SIISL non è niente più che una bacheca di annunci, e non rappresenterebbe la svolta per permettere a chi può lavorare di uscire dalla spirale degli aiuti e sostegni al reddito. Una voce rilevante, quella dell’ l’ex presidente Inps Pasquale Tridico, rimosso proprio dal governo con una mossa politica, ha sostenuto che la piattaforma appare, una vetrina non dinamica, non è alimentata con i posti di lavoro vacanti offerti direttamente dalle imprese che hanno già un accesso all’Inps con flussi contributivi; che I corsi di formazione proposti, inoltre, sono slegati dai reali fabbisogni occupazionali. Vien da pensare che forse sarebbe stato necessario concepire una fase propedeutica costituita da un’analisi realizzata dall’Anpal, dall’Inap, dall’Inps, dall’Istat, per poi individuare ed attivare i corsi considerati necessari.
Altro punto critico della nuova misura è che probabilmente prima di ottobre chi ha perso il reddito di cittadinanza difficilmente vedrà qualche beneficio, poiché la legge prevede che venga erogato il nuovo Sfl un mese dopo l’adesione a un corso.
Per quanto riguarda la formazione, non vi è dubbio che almeno rispetto al passato si svilupperanno percorsi più aderenti alle necessità professionali del contesto economico. Secondo gli auspici del Ministro Calderone il tavolo tecnico permanente tra governo e regioni dovrrebbe garantire una offerta formativa professionale, che, ricordiamo, è di competenza regionale, che sia più adeguata possibile alla domanda. Il rischio che si corre è che la nuova piattaforma si popoli percorsi progetti formativi semplici, brevi e banali, che fruttino solo a chi li eroga e mettano la coscienza a posto a chi vi partecipa, senza però aver acquisito un reale e costruttivo beneficio formativo. Non è chiaro su quali basi le oltre 60.000 mila offerte formative presenti nella piattaforma SIISL rispecchino le necessità imprenditoriali, e quanti discenti in realtà saranno collocati nel mercato del lavoro alla fine del percorso formativo. Inoltre sarebbe legittimo chiedersi se , per una maggiore efficienza del sistema, siano stati realizzati e firmati protocolli d’intesa con le associazioni datoriali affinché si impegnino ad assumere iscritti al Sfl soprattutto se la formazione è avvenuta nel Mezzogiorno.
Chiarire queste perplessità per il momento è molto difficile; resta, comunque, all’orizzonte il rischio che il beneficiario del Sfl accetti qualsiasi offerta gli venga proposta pur di ottenere il sussidio, e ciò comporta una fortissima discrezionalità dell’operatore privato che eroga l’attività formativa. Sicuramente la maggioranza degli operatori, mossi eticamente dalla propria responsabilità sociale, agiranno nell’interesse dei propri discenti, ma altri potrebbero opportunisticamente cercare di riempire il più possibile le “classi” per erogare il maggior numero di corsi a prescindere delle competenze e motivazioni delle persone prese in carico, le quali si troveranno, a distanza di un anno, con un attestato di frequenza e nessun lavoro.
C’è anche da considerare che se l’obiettivo della formazione è quello di garantire agli ex-percettori di Reddito di cittadinanza una qualifica o il possesso di determinate competenze, sarebbe opportuno una sinergia con i centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia) per sviluppare una didattica ed una tipologia di insegnamento per adulti specifico per questo target, costituito da soggetti che generalmente hanno difficoltà di attenzione, di comprensione di un testo scritto e spesso hanno anche elevate percentuali di abbandono del percorso formativo.
In sintesi, i Il cuore della vicenda è costituito dalla stipula del Patto di servizio personalizzato, accordo attraverso il quale l’interessato si impegna a entrare attivamente nel sistema. Il Patto di servizio per il lavoro non è del tutto una novità, infatti era previsto anche per il Rdc. La vera novità è costituita dal fatto che in esso sono previsti impegni concreti da parte di colui che cerca lavoro, in assenza dei quali non verrà erogato il sussidio. La differenza più profonda è che nei precedenti provvedimenti chi cercava lavoro veniva preso in carico come soggetto passivo da un sistema costruito per supportarlo; oggi chi cerca lavoro è al centro del sistema come soggetto attivo che si impegna a trovare lavoro con responsabilità personale.
Alla data del 5 settembre le domande sono state circa 24.000 in massima parte inviate autonomamente dall’interessato. Ma da più parti si lamenta la farraginosità procedurale, molto lontana dai modelli friendly che oggi una banale proposta informatica potrebbe e dovrebbe rilasciare. Forse ciò è dovuto al fatto che si è agito in gran fretta. I cercatori di lavoro dovranno districarsi tra oltre 600.000 potenziali proposte di corsi di formazione e 60.000 opportunità di occasioni di lavoro inseriti dai centri per l’impiego e dalle agenzie per il lavoro private. .Da vedere anche se ciò non appesantirà la pachidermica macchina del collocamento al lavoro, o se anche questa misura sarà archiviata tra le tante incompiute.